Carissimi tutti,
ANNO NUOVO E MESE SALESIANO
È iniziato il mese di gennaio, mese “salesiano”, che vedrà la conclusione con una bella festa a don Bosco il 31.
Pur sapendovi in ferie, in questi giorni di inizio anno, mando lo stesso questo Focus di PG, approfittando così di farvi gli auguri per un felice 2024, carico di benedizioni. Non c’è augurio più bello di quello che abbiamo ascoltato ieri nella prima Lettura dove si trova il brano tratto dal Libro dei Numeri, che dice: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Questa benedizione scenda su tutti noi, sulle nostre famiglie, sui giovani che incontriamo.
UN PO’ DI RIPASSO
Come potete notare, il titolo di questo Focus - come tutti quelli precedenti - è sempre un interrogativo, una domanda: “vuoi essere mio amico?”.
Vorrei ricordare che, dietro ognuna di queste “provocazioni” c’è un filo rosso, che ci accompagna e lega le riflessioni, ed è rappresentato dai 5 temi del Capitolo Ispettoriale che abbiamo vissuto l’anno scorso. Ogni mese cerco di portare alla nostra attenzione alcuni spunti dei 5 temi. A ottobre abbiamo focalizzato il tema della Proposta formativa (sognatori?), poi abbiamo iniziato con il 1 tema che aveva come riflessione l’evangelizzazione (“Tu parli con Gesù?” - novembre) e l’accompagnamento vocazionale (“Ti va di venire con me?” - dicembre). Eccoci dunque a Gennaio, ad approfondire il 2 tema che ha come titolo: La vita fraterna delle nostre Comunità Religiose e nella CEP. E come provocazione metto questo titolo: “Vuoi essere mio amico?”.
L’AMICIZIA NEL CARISMA SALESIANO
Mi ha sempre colpito leggere che Don Bosco, quando accoglieva nell'Oratorio un nuovo alunno, dopo aver conquistato il suo cuore con domande gioviali ... gli domandava: "Tu vuoi essere mio amico? Io voglio aiutarti a salvare l'anima tua! ... Capisci che voglio da te? Voglio che andiamo in paradiso insieme!".
Nel mese di dicembre che abbiamo appena trascorso, oltre al tempo di Avvento e Natale, ci sono state due giornate significative per il carisma salesiano: l’8 dicembre, Festa dell’Immacolata, e il 18 dicembre, giorno anniversario della nascita della Congregazione Salesiana. Nel famoso episodio avvenuto con Bartolomeo Garelli, nella sagrestia della Chiesa di San Francesco, il sagrestano che aveva allontanato il ragazzo chiede a don Bosco che cosa gli importi di quel giovane, e lui risponderà: “mi importa, perché é un mio amico, chiamatelo subito, ho bisogno di parlare con lui”. Il 18 dicembre 1859 invece, una ventina di giovani, tutti amici tra loro, si radunano nella camera di don Bosco con uno scopo condiviso e la decisione di “erigersi in Società o Congregazione, che avendo di mira il vicendevole aiuto per la santificazione propria si proponesse di promuovere la gloria di Dio e la salvezza delle anime, specialmente delle più bisognose d’istruzione e di educazione”.
Da questi due episodi emerge che la vita fraterna tra noi può nascere solo con un anticipo di simpatia e affetto che precede l’incontro (sei mio amico ancora prima di incontrarti) e dal fatto che assieme vogliamo aiutarci a vicenda nel volerci bene e fare del bene alle altre anime che incontriamo, specialmente le più bisognose (non solo dei giovani, ma prima di tutto tra noi, che collaboriamo assieme).
L’AMICIZIA TRA NOI
“Vuoi essere mio amico?” è anzitutto una domanda, che potrebbe essere retorica, ma che - in fondo - non lo è affatto. L’amicizia, la vita fraterna non è scontata. Va cercata, vissuta, custodita. Nelle nostre comunità il dono più grande che possiamo farci è quello di coltivare a fondo questo affetto, che è amore per il prossimo, amore di philia. In questi giorni sto leggendo un libro di Florenskij, un grande autore russo che sull’amicizia ha scritto pagine profondissime dal punto di vista teologico, spirituale e psicologico. Riporto una citazione, tra le tante: “La vita comune è comune gioia e comune sofferenza. Nella vita comune non c’è solo un con-gioire e con-soffrire, ma un vero e proprio gioire e soffrire all’unisono”. Credo sia proprio bello poter vivere questo clima di affetto nelle nostre comunità educative.
L’AMICIZIA DI CRISTO
“Vuoi essere mio amico?” è poi la domanda che Cristo stesso rivolge a noi. Nel Vangelo lui stesso chiama i suoi discepoli “amici”: “vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15). Robert Hugh Benson, ha scritto un libro dal titolo “L’amicizia di Cristo” in cui, rileggendo il Vangelo con lo sguardo focalizzato sull’amicizia, afferma: “Se c’è una cosa che non lascia dubbi nel Vangelo è proprio questa: Gesù Cristo desidera essere nostro amico” e poi prosegue “il segreto che ha costituito i santi è tutto qui: la consapevolezza dell’amicizia di Gesù Cristo”. Il segreto per vivere relazioni fraterne e amichevoli tra noi sta nel vivere una relazione di amicizia con Gesù. É Lui il centro che tiene uniti tutti i legami.
AMICI DEI GIOVANI
“Vuoi essere mio amico?” è inoltre la domanda reciproca, tra noi e i giovani che incontriamo. Come don Bosco vogliamo vivere le relazioni con i giovani nel segno dell’amicizia. Essere fratelli e amici dei ragazzi è compito primario del nostro agire educativo, in quanto l’affetto per loro è segnato dal desiderio di un bene che si vuole condividere in modo maturo.
Chiediamo a don Bosco e al Signore questo dono, di poter crescere sempre di più nelle relazioni fraterne e di amicizia reciproca, per poter trasmettere e mostrare agli altri che nell’affetto reciproco si manifesta l’amore di Dio. A chi potremmo chiedere, in questo mese, di essere nostro amico?
don Emanuele Zof
DELEGATO PG - INE