Carissimi tutti, confratelli salesiani e laici impegnati nei consigli delle CEP e nelle Equipe di PG nelle nostre opere salesiane del Triveneto.
Buon anno nuovo! Che il 2025 sia un anno in cui ciascuno di noi possa essere “pellegrino di Speranza”! Dall’ultimo Focus abbiamo vissuto il Natale e l’apertura del Giubileo e ci sentiamo chiamati a diffondere attorno a noi la Pace e la Speranza. Stiamo anche proseguendo il lavoro sul P.O.I. con il desiderio di guardare avanti, con fede, il futuro della nostra ispettoria. Trattando il nucleo della Missione abbiamo 3 temi particolari da trattare: 1. Sfida vocazionale; 2. Evangelizzazione; 3. Povertà. In questo mese di Gennaio, mese salesiano, facciamo Focus sulla “sfida vocazionale”.
La vocazione, si sa, non è un percorso statico o una realtà da possedere una volta per tutte. È una chiamata continua, un dinamismo che ci inquieta, ci scomoda e ci rinnova. Papa Francesco, citando Alessandro Pronzato, ci offre una provocazione forte: «Signore, Ti chiedo qualche tormento, qualche inquietudine, qualche rimorso. Toglici, per favore, le nostre paci fasulle e metti dentro alla nostra ‘mangiatoia’, sempre troppo piena, una brancata di spine. Mettici nell’animo la voglia di qualcos’altro». Questa preghiera ci invita a riflettere sulla vera "sfida vocazionale", che non riguarda solo i giovani, ma inizia da noi stessi. Siamo chiamati a una conversione profonda, a rinnovare il nostro modo di vivere la vocazione, trasformandola in un annuncio credibile e gioioso.
Vocazione: una chiamata alla vita cristiana
La parola "vocazione" richiama immediatamente l’idea di "chiamata". A cosa siamo chiamati, anzitutto? Come ci ricorda San Paolo, “ad avere gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù” (Fil 2,5). La vocazione è prima di tutto una chiamata universale alla santità, a vivere da cristiani autentici, a lasciarci plasmare dal Vangelo e a trasformare ogni dimensione della nostra vita in un dono per gli altri.
Non è una scelta di pochi privilegiati, ma un invito rivolto a ciascuno, per entrare in dialogo con Dio e lasciarsi guidare dal suo amore. La vera sfida, dunque, non è "trovare" la vocazione, ma sentirla, riconoscerla, e soprattutto accoglierla come un cammino di fiducia e affidamento.
Fidarsi e affidarsi: il cuore della vocazione
La vocazione richiede di imparare a fidarsi e ad affidarsi. Questa è la sfida! E non è un processo semplice. In un mondo che spinge i giovani verso l’autonomia assoluta e la realizzazione individuale, educarli al dialogo con Dio è un compito impegnativo. Come ci ricorda il documento Animazione Vocazionale, le nostre opere devono diventare "microclimi" dove è possibile discernere e maturare la propria chiamata. Ma per creare questi spazi, dobbiamo essere noi stessi testimoni credibili, capaci di trasmettere la gioia di un’esistenza radicata in Cristo.
Sentire la vocazione non è solo un atto di ascolto, ma un’esperienza di incontro: percepire che la nostra vita è amata e desiderata da Dio. È in questo riconoscimento che nasce il coraggio di rispondere e di affidarsi.
La sfida: convertirci per trasmettere gioia
Come educatori e consacrati, la vera sfida è con noi stessi. La nostra vocazione non può essere un rifugio sicuro o un’abitudine consolidata, ma deve provocare e scomodare. Dobbiamo educarci a vivere una gioia autentica, capace di attrarre. Non possiamo trasmettere una chiamata che non abbiamo accolto in profondità o che non viviamo con entusiasmo.
Papa Francesco ci esorta a liberarci delle nostre "paci fasulle" e a lasciare che Dio metta "una brancata di spine" nella nostra mangiatoia. Questa immagine ci richiama alla necessità di spogliarci di ciò che appesantisce il nostro cammino, per fare spazio a una fede vissuta e credibile. È una sfida che richiede conversione personale e comunitaria: vivere in modo che i giovani possano vedere in noi la bellezza e la forza della vocazione cristiana.
Un cammino di fiducia reciproca
Rinnovare il nostro modo di vivere la vocazione significa educare noi stessi e i giovani a fidarsi di Dio e ad affidarsi a Lui. È un cammino fatto di inquietudini e consolazioni, di domande e scoperte. È imparare a essere "contenti, ma anche insoddisfatti", come dice Pronzato, perché sappiamo che Dio ci chiama sempre a qualcosa di più grande, a "qualcos’altro".
Accogliamo questa sfida con cuore aperto, certi che, nella gioia e nell’inquietudine, è Dio stesso a guidarci e a trasformarci. Solo così potremo vivere e testimoniare la bellezza della vocazione, rendendola credibile e attraente per i giovani di oggi.
don Emanuele Zof
DELEGATO PG - INE