04/11/2024

Quinquennio

Lo scorso 2 e 3 novembre, al Convitto Salesiano San Luigi di Gorizia, si è tenuto un incontro intenso e significativo per i giovani confratelli salesiani del quinquennio, volto a riflettere su un tema di grande attualità e impatto sociale: la realtà migratoria e il rapporto con il territorio. Questo incontro ha visto la partecipazione di sei salesiani (accompagnati da don Paolo, don Vincenzo e don Alberto), impegnati in un percorso di dialogo, scambio e confronto, all’insegna dell’accoglienza e della crescita comunitaria.

La giornata di sabato si è aperta con un momento di accoglienza e di condivisione, un’occasione per ogni confratello di raccontare “una fatica e una cosa bella” dell’ultimo periodo. È emerso uno spirito di fraternità che ha preparato il terreno per le attività successive, mostrando l’importanza di sentirsi ascoltati e sostenuti all’interno della comunità. A seguire, la celebrazione della Santa Messa e il pranzo con la comunità del convitto, momenti che hanno rafforzato il legame tra i confratelli e la loro missione.

Nel pomeriggio, il tema dei migranti è stato affrontato da don Vincenzo, che ha guidato una riflessione profonda e stimolante sulla realtà migratoria. La visita alla casa ha permesso di conoscere da vicino il metodo educativo applicato dai salesiani, con un confronto costruttivo su come continuare a rispondere, con il cuore e la mente, alle sfide poste dall’integrazione e dall’accoglienza.

Domenica è iniziata con le Lodi e la colazione, seguite da un momento di condivisione, che ha permesso ai giovani confratelli di rielaborare le riflessioni del giorno precedente. Questa sessione è stata un’opportunità per mettere in luce le prospettive future del loro lavoro pastorale nel contesto della realtà migratoria.

Un secondo intervento di don Vincenzo ha approfondito il tema del rapporto con il territorio, offrendo una visione concreta di come la parrocchia possa e debba farsi presenza attiva e accogliente nella società. La riflessione ha toccato aspetti pratici della pastorale locale, con esempi di come i salesiani possano fungere da ponte tra le necessità dei migranti e la comunità più ampia, trasformando la parrocchia in un vero e proprio “ospedale da campo” per chiunque sia in cerca di speranza.

Il tema centrale che ha attraversato l’intero incontro è stato quello del “cuore pastorale” dei salesiani, che si pone davanti alla realtà con una postura di ascolto, empatia e accoglienza. Come comunità di pastori, i salesiani sono chiamati a vivere con responsabilità e attenzione questa realtà, incarnando i valori del Vangelo e del carisma di Don Bosco. L’obiettivo non è solo offrire aiuto materiale, ma anche creare relazioni profonde, che sappiano restituire dignità e speranza a coloro che arrivano sulle nostre coste in cerca di una nuova vita.

L’incontro ha rafforzato nei giovani confratelli la consapevolezza della loro missione pastorale, sottolineando l’importanza di un servizio che non si limita a rispondere ai bisogni immediati, ma si impegna a costruire ponti e a creare una cultura di pace e inclusione. Le parole di Papa Francesco risuonano forti: siamo chiamati a essere “artigiani di pace”, costruendo comunità aperte che siano segno tangibile dell’amore di Dio.

Eventi come questo sono fondamentali per il percorso di formazione dei giovani confratelli del quinquennio, poiché offrono occasioni di crescita spirituale e comunitaria. La prospettiva condivisa e l’impegno a continuare su questa strada lasciano una traccia significativa nel cammino di ciascuno, rafforzando la capacità di vivere la propria vocazione in un contesto di grande sfida.

L’incontro si è concluso con un messaggio chiaro: la missione salesiana trova il suo senso più profondo nel prendersi cura degli ultimi e nel promuovere una comunità che sia davvero una “casa” per tutti, in cui nessuno si senta escluso. I salesiani, con il loro cuore pastorale, continuano ad accogliere e a seminare speranza, ispirati dallo spirito di Don Bosco e dal messaggio evangelico.