01/08/2024

Piedi per terra?

Focus PG                                               

01 agosto 2024

 

Piedi per terra?

 

Carissimi tutti,

confratelli salesiani e laici impegnati nei consigli delle CEP e nelle Equipe di PG nelle nostre opere salesiane del Triveneto,

Eccoci entrati nel mese di agosto! Se a giugno mi sono soffermato sul tema del “cuore” e a luglio sulla “mente”, questo mese vorrei fare un Focus su una parte del corpo importantissima: i “piedi”, che ci sostengono e ci fanno camminare. Mi soffermo su questo tema per più motivi: anzitutto veniamo da quattro bellissimi giorni di fraternità vissuti ad Auronzo dove abbiamo affrontato in diverse occasioni il tema dell’Esodo (quanti anni di cammino nel deserto!) e poi perché diverse case salesiane, in questo periodo estivo, stanno proponendo ai giovani dei pellegrinaggi da fare a piedi in diversi luoghi significativi. Insomma, in questo tempo di caldo non stiamo fermi sulla sdraio, ma sentiamo il desiderio di continuare a camminare, sia fisicamente che spiritualmente. 

A livello biblico sono numerosi i riferimenti diretti ai “piedi” ed è interessantissimo quanti spunti spirituali e pastorali si possano prendere da ciascun riferimento! Mi soffermo solo su alcuni di essi. In Esodo 3,5 troviamo il momento in cui Mosè si avvicina al roveto ardente e la voce di Dio esclama: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». Questo primo riferimento ai piedi mi sembra che possa indicarci come ogni cammino vero parta da un momento di sacralità, di sosta in contemplazione e ascolto di Dio. Mi chiedo se tutti i nostri “cammini” (attività) che proponiamo partano da un momento di “sacralità” vissuta al cospetto di Dio, oppure se appena abbiamo un’idea pastorale, ci mettiamo subito in cammino, senza sostare in ascolto di Colui dal quale ha origine ogni cosa. Sempre nel libro dell’Esodo troviamo un’altra citazione: siamo in un altro momento clou del popolo di Israele, il momento in cui gli israeliti sono chiamati ad uscire dall’Egitto e a mangiare il pane azzimo: “Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!”. Se prima era tempo di togliersi i sandali per stare alla presenza di Dio, ora è tempo di mettersi i sandali e agire in nome di Dio, e farlo in fretta. Di fronte a questi appelli di Dio quanto siamo capaci di agire immediatamente e senza incertezze? Quante volte - invece - ci capita di soffermarci più del dovuto su alcuni cammini e attività che vengono proposti per riflettere su cos’è “meglio” fare senza capire cosa sia effettivamente “bene” fare? Don Bosco stesso era solito affermare che «L'ottimo è nemico del bene»1 e con questa frase intendeva dire che alcune cose andavano fatte subito, per non perdere tempo, per non restare paralizzati nel fare il bene, anche se non fatto al meglio. Le opere di Dio, infatti, in un’ottica spirituale, mostrano che nel cammino non viene mai a mancare nulla. Il profeta Neemia, rileggendo il periodo passato dagli israeliti nel deserto, afferma: “Per quarant'anni li hai nutriti nel deserto e non è mancato loro nulla; le loro vesti non si sono logorate e i loro piedi non si sono gonfiati” (Neemia 9,21). Questa rilettura è interessante, perché ci mostra che il profeta vede il bene vissuto, non il male. Tante volte, nei nostri cammini, guardando alla strada davanti e alla strada percorsa, ci lasciamo andare al lamento e alla critica, soffermandoci sulle difficoltà incontrate. Fanno parte del cammino, del deserto, dell’esodo. Ogni vita è un pellegrinaggio, l’uomo infatti è un homo viator, un pellegrino. Ogni pellegrinaggio richiede determinazione e forza d’animo. Le difficoltà incontrate lungo il cammino (fatica, incertezza, intemperie) sono metafore delle sfide quotidiane che incontriamo nella vita. Superarle rafforza la nostra fede e ci rende più resilienti. Forse dobbiamo imparare noi per primi e insegnare ai giovani a fare altrettanto, a camminare con i piedi per terra e lo sguardo rivolto al cielo.

È Don Bosco che ce lo ricorda: camminate con i piedi per terra e il cuore in cielo.2 Il nostro cammino ha una meta: la comunione eterna con Dio. Quanto questa verità ci guida e sostiene nella nostra vita e quanto siamo capaci di trasmetterla ai giovani? Con settembre inizieremo una nuova proposta pastorale che si dilungherà per tre anni e si fonda sulle tre virtù teologali. In questo viaggio che inizieremo, saremo quindi guidati dalla fede, dalla speranza e dalla carità, che ci orientano verso la nostra destinazione ultima. 

La speranza cristiana ci spinge a guardare oltre le difficoltà del momento presente. Siamo viandanti in questo mondo, ma la nostra vera casa è nel cielo. La speranza ci dà la forza di continuare il nostro cammino anche quando la strada sembra difficile, perché sappiamo che ogni passo ci avvicina alla comunione con Dio.

La fede è la nostra forza e sostegno lungo il cammino. È attraverso la fede che riconosciamo la presenza costante di Dio accanto a noi. La fede ci permette di affrontare le sfide con coraggio, sapendo che non siamo soli e che il Signore cammina al nostro fianco, guidandoci con amore e sapienza.

La carità, l'amore verso Dio e verso il prossimo, è la bussola che orienta il nostro cammino. La carità ci invita a vedere il volto di Cristo in ogni persona che incontriamo lungo la strada, a servire con umiltà e generosità, e a costruire relazioni di amore e solidarietà. Ce lo dice Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14). 

Buon viaggio a piedi e, nel momento del bisogno, non dobbiamo avere paura di buttarci ai piedi di Gesù3, è lì che sono avvenute numerose conversioni e miracoli. Per terra, ai suoi piedi, faremo esperienza di Cielo.

 

 

don Emanuele Zof

DELEGATO PG - INE

---

1  P. Brocardo, Profondamente uomo, profondamente santo, LAS 1985, Capitolo IV, pp. 47-54. “La sua ricorrente affermazione: «L'ottimo è nemico del bene», interpreta realmente una delle convinzioni più radicate della sua vita. La smania del perfetto non paralizzò mai le sue iniziative benefiche. Sempre ritenne più utile alla causa del Regno fare il bene anche «alla buona», anziché differirlo in vista di un futuro ipotetico «meglio»”.

2  Invito a leggere il libro “Racconti di un pellegrino russo” che è stato consigliato anche ai confratelli salesiani del quinquennio durante gli esercizi spirituali ignaziani che vivranno a metà agosto.

3  Lc 5,12