01/05/2024

Instancabili?

Carissimi tutti,

SAN GIUSEPPE LAVORATORE

Anzitutto buona festa di San Giuseppe lavoratore! In questo primo giorno del mese di Maggio, la Chiesa ci propone come esempio per la festa del lavoro proprio san Giuseppe, il falegname. 

Papa Francesco, nella Lettera Patris Corde, che ha pubblicato nell’anno dedicato a San Giuseppe, ci dice che Giuseppe “era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro”. Inoltre ribadisce che Il lavoro diventa partecipazione all’opera stessa della salvezza, occasione per affrettare l’avvento del Regno, sviluppare le proprie potenzialità e qualità, mettendole al servizio della società e della comunione; il lavoro diventa occasione di realizzazione non solo per sé stessi, ma soprattutto per quel nucleo originario della società che è la famiglia”. E poi ancora: “La persona che lavora, qualunque sia il suo compito, collabora con Dio stesso, diventa un po’ creatore del mondo che ci circonda. La crisi del nostro tempo, che è crisi economica, sociale, culturale e spirituale, può rappresentare per tutti un appello a riscoprire il valore, l’importanza e la necessità del lavoro per dare origine a una nuova “normalità”, in cui nessuno sia escluso. Il lavoro di San Giuseppe ci ricorda che Dio stesso fatto uomo non ha disdegnato di lavorare

STANCHEZZA E RIPOSO

In queste tre citazioni ci vengono offerte alcune riflessioni interessanti in merito alla dimensione del lavoro nella vita della Santa famiglia, al tempo stesso, però, non troviamo riferimenti al “riposo”. Lavoro e riposo sono due elementi che stanno assieme, non in contemporanea, ma in un susseguirsi altalenante di “azione” e “contemplazione”. Il riposo è tale solo se è “ri-creativo” e “contemplativo”. Sarebbe interessante riflettere su come ci riposiamo e come siamo capaci di educare i giovani al riposo (Papa Francesco ha invitato i giovani a Venezia a non stare “seduti sul divano”… quello non è riposo!). Spesse volte si parla di come i salesiani siano “instancabili”, ma non è così. La stanchezza per chi lavora sodo si fa sentire. Quello che non ferma l’operosità, però, non è l’instancabilità, ma il segreto di un buon riposo che, appunto: ri-crea. E di un lavoro che diventa silenzioso e contemplativo.

Papa Giovanni Paolo II, nella Redemptoris Custos, scrisse: “sul lavoro di carpentiere nella casa di Nazaret si stende lo stesso clima di silenzio, che accompagna tutto quanto si riferisce alla figura di Giuseppe. E' un silenzio, però che svela in modo speciale il profilo interiore di questa figura. I Vangeli parlano esclusivamente di ciò che Giuseppe «fece»; tuttavia, consentono di scoprire nelle sue «azioni», avvolte dal silenzio, un clima di profonda contemplazione. Giuseppe era in quotidiano contatto col mistero «nascosto da secoli», che «prese dimora» sotto il tetto di casa sua”

MESE DI MAGGIO: MESE MARIANO

Questo mese di Maggio, che si apre con la presentazione della figura di San Giuseppe, si estende nel tempo con la contemplazione della figura di Maria, che “serbava nel suo cuore” ogni cosa che viveva (cfr. Lc 2,19). Il mese mariano è il mese del Rosario, attraverso il quale meditiamo i “misteri” della vita di Gesù. 

MESE DI MAGGIO: LAVORO E ROSARIO

Il mese di maggio, per chi lavora nelle case salesiane, è anche il mese più intenso di lavoro: si va verso la conclusione della scuola, con verifiche, interrogazioni, colloqui con genitori, feste di fine anno con scenette da preparare, preparazione degli esami, tesine da correggere, ragazzi da accompagnare nel recupero delle materie… E al tempo stesso si incastra con le attività estive da preparare, che chiedono organizzazione delle iscrizioni, formazione degli animatori, uscite da preparare e tanto, tanto altro. In mezzo a tutto questo, il Rosario ogni sera. Un momento di preghiera sentito, partecipato da tutti, un momento in cui - pur avendo molte cose da fare e da portare a termine - diventa occasione per affidare tutto alla Madre del Cielo, che ci insegna a contemplare il nostro operare.

CONTEMPLATIVI NELL’AZIONE

Si dice che i salesiani non sono solo dei grandi lavoratori, ma dei “contemplativi nell’azione”. Questo motto, tanto caro, non è patrimonio solo dei consacrati, ma è realtà di molti collaboratori, capaci di cogliere nelle tante cose che si fanno, il senso ultimo delle proprie azioni: la carità! Sarebbe bello poter condividere le nostre “contemplazioni quotidiane”, che sono quelle visioni di bene nell’operare nascosto di ogni giorno.

LAVORATORI CONTEMPLATIVI

In questi ultimi giorni sono saliti al cielo diversi salesiani coadiutori: il sig. Albino Bordignon, il sig. Bepi Arvotti e il sig. Carlo Bussinello. Assieme a loro se n’è andato anche don Pierino Trentin. Di tutti loro ricordiamo che sono stati mossi da una “operosità instancabile”. Si sono spesi fino all’ultimo, offrendo tutte le energie a favore dei giovani. Sono stati mossi dall’amore di Cristo e, ognuno con la sua propria personalità, si è donato totalmente nella comunità in cui ha vissuto. Ognuno di loro aveva un segreto: la devozione a Maria! Così sono stati non solo operatori instancabili, ma operatori contemplativi, capaci di vivere come san Giuseppe, riconoscendo che ogni loro azione aveva come fine la carità verso il fratello, verso il giovane, verso il volto di Cristo che ivi vi scorgevano.

Quanto siamo capaci, noi, di vivere il lavoro così? 

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don Emanuele Zof

DELEGATO PG - INE