OMELIA
Don Vittorio Bertozzo
(19.11.1931 – 10.10.2023)
Belluno, 13 ottobre 2023
Ez 34,11-16 Sal 22 Gv 17,1-8.24-26
Così dice il Signore nel Vangelo di Giovanni: Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. È una Parola di Dio molto bella. Ci fa intuire che il Paradiso è il luogo della piena conoscenza di Dio e di Gesù Cristo. Questa è la vita eterna: conoscere Dio. Se questo è vero, il Paradiso può iniziare già su questa terra ogni volta che viviamo nella conoscenza di Dio, ogni volta che facciamo esperienza di Gesù Cristo. È questa la vocazione di ogni cristiano: conoscere Gesù Cristo per vivere con Gesù e come Gesù. E questa è anche la missione di ogni cristiano: fare in modo che ogni uomo e ogni donna possano fare l’esperienza di Dio. Noi siamo una missione su questa terra. Don Bertozzo lo aveva capito tanto che una sua ex allieva, rivolgendosi in questi giorni direttamente a lui, così ha scritto: Carissimo Don Bertozzo, venirla a trovare all’Agosti era tappa fissa di ogni rientro annuale in Italia. Dio parlava attraverso di lei e la sua fede mi trasmetteva serenità e pace. Innumerevoli sono i ricordi che porterò sempre con me come quello della preghiera la mattina entrando in classe. Quando un salesiano con la sua testimonianza parla di Dio ha fatto centro. Le tante testimonianze giunte in questi giorni ci raccontato di un uomo che ha saputo entrare nel cuore di tanti. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio. E questa è la missione salesiana: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
Il profeta Ezechiele ci presenta Dio come un pastore che si prende cura delle sue pecore e che non se ne vuole lasciar scappare nessuna. Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore, [...] le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse, [...] le ricondurrò nella loro terra, [...] le condurrò in ottime pasture. La cura e la conoscenza delle pecore è personale, non anonima. Così dice il Signore Dio: Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore. Don Bertozzo ha passato in rassegna i giovani che la Provvidenza gli ha donato, ha voluto incontrarli personalmente, uno ad uno, e il ricordo puntuale per i suoi tanti ex allievi ne è una testimonianza certa. Così raccontano alcuni di loro: Sapeva dove lavoravo e dove abitavo e ad ogni mio compleanno mi faceva una chiamata. Un altro ha scritto: Passava a trovare tutti gli ex allievi della zona, da Igne a Fortogna. Ricordava tutti, passava in ogni casa e se i ragazzi non erano presenti, si informava su di loro. Attraverso il profeta Ezechiele Dio dice: fascerò la pecora ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte. Un ex allievo racconta che il “prendersi cura” di don Bertozzo si concretizzava, in modo particolare e speciale, dopo gli anni della scuola. Don Vittorio aveva a cuore gli ex allievi e con molti di loro ha sempre mantenuto vivi i contatti e i legami, anche semplicemente tramite una telefonata di saluto o di auguri. Nel tempo della scuola il suo “prendersi cura” avveniva attraverso la presenza educativa e l’insegnamento impartito in modo appassionato e professionale. Così racconta un suo alunno di anni fa rivelandoci che don Vittorio non tollerava la mancanza di impegno: Eccolo qui, il metodo don Bertozzo: rigore per amore. Avermi (e averci) trasmesso l’importanza del sacrificio e della tenacia anche in ciò che ci sembra più difficile e meno comprensibile. E tutto questo per amore della sua materia, ma soprattutto dei suoi ragazzi.
Vittorio nasce il 19 novembre 1931 a San Benedetto -frazione di Trissino (VI)- da papà Giovanni, di professione agricoltore, e mamma Luigia. La famiglia è numerosa: Vittorio è il secondo di 12 figli. Tra essi 3 abbracceranno la vita consacrata: uno tra i salesiani e due tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, di cui una è vivente. Vittorio frequenta le scuole elementari in paese. Al termine, concluso il periodo bellico, lo troviamo a 16 anni, all’Aspirantato di Trento (1946- 50). Qui può frequentare le scuole medie e respirare un buon clima di famiglia che lo invoglierà a rimanere tra i salesiani. Inizia il ginnasio e, data l’età, dopo un solo anno gli si apre la possibilità di accedere al Noviziato. Presenta la sua domanda al direttore e in essa scrive: Da quando sono entrato nell’Istituto ho sempre desiderato ardentemente di abbracciare lo stato religioso. Fin dai primi giorni ho sempre ammirato lo zelo ardente dei miei superiori nel fare del bene ai giovani ed ho sempre nutrito il desiderio di potere un giorno diventare uno zelante sacerdote, per dedicarmi interamente all’apostolato salesiano.
Il 15 agosto 1950 inizia l’anno di noviziato ad Albarè di Costermano (VR) insieme ad altri 30
compagni. Al termine presenta la domanda per essere ammesso alla professione dei voti religiosi, che emetterà il 16 agosto 1951. Viene destinato alla casa di Nave (BS) per frequentare il corso liceale e filosofico (1951-54), a cui seguono gli anni del tirocinio pratico: dapprima a Verona (1954-56) poi a San Donà (1956-57). In questi anni il chierico Vittorio manifesta sempre più la sua inclinazione per lo studio delle lingue, e oltre al francese, appreso in precedenza, si impadronisce progressivamente della lingua inglese. Il chierico Vittorio conclude il periodo del tirocinio con la professione perpetua (Rovereto, 14 agosto1957) e, per lo studio della teologia, è inviato a Monteortone (1957-61). Riceverà l’ordinazione presbiterale il 25 marzo 1961.
L’anno successivo don Vittorio completa gli studi teologici con il conseguimento della Licenza in Teologia a Lione (Francia). Al suo rientro è destinato alla casa di Belluno, da dove non si sposterà più nei rimanenti 61 anni di vita. Accanto all’insegnamento, prima della lingua francese e poi dell’inglese, è incaricato di ricoprire più volte i ruoli di consigliere scolastico, catechista, preside, curatore del giornalino dell’Agosti. Trascorre anche gli ultimi anni in comunità a Belluno, continuando a curare l’ampia rete di relazioni con gli exallievi/e, con il clero locale e svolgendo il suo ministero sacerdotale dove richiesto. Racconta un confratello che come sacerdote, curava molto il contatto con il clero bellunese, che conosceva e seguiva nei vari cambi di ministero. E si rendeva disponibile per il servizio pastorale.
Qui a Belluno è ricordato come un insegnante esigente e per questo dedito ai ragazzi. Così racconta oggi uno dei suoi studenti: Su di lui avrei migliaia di aneddoti e storie da raccontare, e sicuramente tutti ricorderanno le proverbiali ‘caramelle di don Bertozzo’. A me, però, piace ricordarlo nella sua veste di insegnante: rigido e severo, ma proprio per questo uno di coloro che non ho mai smesso di stimare. Ci teneva tantissimo alla scuola e al prestigio dell’Agosti così come ci teneva ad insegnare il mestiere di vivere attraverso l’esperienza scolastica. Così racconta una sua alunna di qualche tempo fa: Caro Don Bertozzo, io ero brava è vero, ma il merito è stato tuo: mi hai insegnato che i risultati nella vita si ottengono con l’esercizio, la costanza, la serietà e soprattutto l’impegno. Se ora sono una brava insegnante (così dicono i miei alunni) lo devo anche a te. Sulla stessa linea, ecco un’altra testimonianza: Hai lasciato un’impronta indelebile nelle nostre vite grazie alla tua maestria nell’insegnare. Il tuo approccio schematico e la tua dedizione hanno illuminato il cammino di chiunque sia stato fortunato ad essere tuo allievo. Le lezioni che ci hai impartito sono andate ben oltre le aule di scuola; hai insegnato a intere famiglie i valori fondamentali della conoscenza, della perseveranza e della dedizione.
Don Vittorio è stato un salesiano che ha educato generazioni di giovani bellunesi attraverso un insegnamento che sapeva diventare relazione, amicizia, prossimità, vicinanza. A tutti diceva: L’Agosti è casa tua! Un insegnante ha scritto che Don Vittorio era un’istituzione. Conosciuto da tutti i bambini, conosceva tutti i bambini. Era prodigo di sorrisi e caramelle, fotografo nelle occasioni speciali, attento ascoltatore dei piccoli grandi problemi degli alunni. Aveva cura delle sue pecore e il legame non finiva con la conclusione del percorso scolastico. A testimonianza di questo, così scrive un suo alunno rivolgendosi direttamente a lui: Non solo hai condiviso il tuo sapere, ma hai anche costruito un legame speciale con gli ex allievi. La tua dedizione nel cercare e organizzare ritrovi ha creato una comunità duratura, ha reso ogni incontro un momento di gioia e condivisione e mostrava quanto amore nutrissi per la comunità. Fedele a don Bosco, custodiva i legami, cercava di coltivarli e di tener desto in ciascun ragazzo quanto aveva appreso nell’ambiente salesiano. Uno di loro racconta: Mi ha insegnato l’importanza della costanza, dell’impegno e mi ha lasciato oltre al quaderno delle regole, un amore per la casa di Belluno e ai valori dei Salesiani. E un altro ha aggiunto: Don Bertozzo è stato prima un insegnante attento ed esigente e un amico che nel tempo ha seguito noi ragazzi nei nostri percorsi di vita e di lavoro, ci ha incoraggiati a sognare e a costruire il nostro futuro come lo sognavamo con l’aiuto di don Bosco e della preghiera.
Don Vittorio è stato un esempio di educatore salesiano nel mondo della scuola. Curava un ottimo rapporto con gli insegnanti e un’attenzione alla riuscita degli alunni, di cui era orgoglioso quando raggiungevano la laurea o la tappa del matrimonio. Salesiano non di tante prediche. Era salesiano nello stile educativo fatto di presenza e di discrezione. Il suo fare, a volte un po’ duro, nascondeva una fine sensibilità che lo portava a vivere le amicizie in modo speciale. Don Bertozzo è stato un Salesiano, magari un po’ disobbediente e ribelle -racconta un suo alunno-, ma un educatore devoto e finite le medie un amico con cui potevo condividere qualsiasi cosa. La sua dedizione instancabile ha ispirato molti di noi, mantenendo viva la fiamma dei valori salesiani con fervore.
Rivolgendosi direttamente a don Vittorio, una studentessa dei suoi tempi ha scritto: La ringrazio immensamente per tutte le lezioni, non solo di inglese, ma anche di vita, di fede e di passione che mi ha trasmesso negli anni dell’Agosti e in tutti questi anni che sono seguiti. Matrimoni, compleanni, battesimi, comunioni, cresime, lauree, sempre presente con una visita o semplicemente con una parola in ogni momento importante o difficile delle nostre vite. Il prendersi cura di cui ci parla il profeta Ezechiele passa attraverso la prossimità, la quotidianità, l’esserci negli snodi più importanti della vita, attraverso la creazione di legami di stima e di affetto reciproci capaci di coinvolgere tutti. È anche attraverso questi legami di vita che possiamo fare esperienza di quanto Gesù dice nel Vangelo di Giovanni: mi hai amato prima della creazione del mondo. La relazione, quando è vissuta in Dio e per Dio, e non per noi stessi, diventa il luogo della rivelazione di Dio, lo spazio in cui fare esperienza dell’eterno amore di Dio. Non sempre ce ne accorgiamo subito. A volte bisogna lasciar stagionare i ricordi per potervi riconoscere in quello che abbiamo vissuto il passaggio di Dio.
Caro don Vittorio, ti affidiamo i giovani. Dona loro dal Cielo di scoprire che la vita eterna è
conoscere Dio. Intercedi presso il Padre affinché i giovani possano sempre più scoprire che val la pena fare esperienza di Dio.
A cura di don Igino Biffi