30/04/2024

Don Pierino Trentin

OMELIA

Don Pietro Trentin

(29.06.1955 – 27.04.2024)

Mogliano, 30 aprile 2024

Fil 4,4-9 Sal 33 Mt 18,1-5

 

 

 

Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. Così San Paolo scrive ai Filippesi nella lettura propria della Festa di don Bosco. Il tema della gioia è tutto salesiano e la capacità di donare un sorriso è uno dei tratti più belli della spiritualità salesiana. Rallegratevi nel Signore, sempre. La gioia cristiana è vera se è vissuta in Cristo. Quand’è così, è rivelatrice del volto di Dio. Che cos’è la gioia se non espressione di quella presenza di Dio che raggiunge e abita il cuore dell’uomo? Rallegratevi nel Signore, sempre. Sono parole di San Paolo, ma potrebbero essere benissimo parole di don Pierino. Lui ci teneva alla gioia. Era arguto, scherzoso e portatore di allegria. Alcuni mesi fa girava nel cortile dell’Astori per l’assistenza. Alla domanda “Pierino come va?”, ha risposto: “Sono il prete che racconta barzellette con la corona in mano”. In questa sua espressione c’è tutto don Pierino, c’è il salesiano gioioso e talvolta scanzonato che è stato, così come l’uomo che sapeva che era di Dio. Ha portato gioia tutti. Con le sue barzellette ai “Buongiorni”, gli aneddoti, le gite in moto e il desiderio di far festa ha saputo entusiasmare e appassionare sempre. Don Pierino sapeva che la gioia è una via che porta a Gesù.

San Paolo scrive: La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini, individuando nell’affabilità una caratterista del cristiano. L’amabilità, la cordialità, la disponibilità sono la carta di identità di ogni cristiano. L’affabilità è capacità di incontro, è relazione, è simpatia. È uno dei frutti più belli di una umanità libera e sincera. Don Pierino di fronte alle richieste della vita comunitaria così come del servizio pastorale non si è mai tirato indietro. Nel chiedere a lui si era certi che la risposta era sempre un bel sì. Ci teneva all’incontro con le persone. Talvolta era bonariamente rustico, ma ha sempre dimostrato una grande umanità nei confronti di coloro con cui parlava. Ti faceva cogliere che essere religiosi e sacerdoti non significa rinunciare alla propria umanità. Così scrive un giovane che era in ricerca vocazionale, ora salesiano: Don Pierino mi ha fatto capire che se fossi diventato salesiano la mia umanità non sarebbe stata mortificata, ma esaltata. Per me è stato importante vedere in lui quel senso di realtà, quella valorizzazione delle realtà umane che lo rendeva così simpatico.

Nel Vangelo abbiamo ascoltato che per rispondere alla domanda «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?», Gesù chiamò a un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli». C’è un inciso prezioso: lo pose in mezzo. Gesù vuole mettere i bambini in mezzo, al centro della scena e non a lato. Gesù chiamò a un bambino e lo pose in mezzo: è un gesto voluto, una scelta, frutto di un cuore orientato a valorizzare i piccoli nella convinzione che nel diventare bambini c’è la possibilità di comprendere fino in fondo il Vangelo. Don Pierino lo sapeva e per questo amava i bambini. Non è un caso che abbia celebrato l’ultima sua Festa di don Bosco con i fanciulli della Scuola Primaria. Tutto il suo essere “simpatico”, “accogliente”, “energico”, “solare”, “attento”, “vicino” – sono queste parole degli stessi bambini – ha punteggiato quella celebrazione. Vero cantastorie capace di intrappolare nel suo sorriso e con le sue parole tutti i ragazzi che lo incontravano, parlò in modo affascinante del

fanciullo del sogno e di un don Bosco commosso fino alle lacrime per aver colto nel Sogno dei nove anni l’indirizzo della sua vita. A don Pierino i bambini hanno restituito, in questo tempo di sofferenza, preghiere ininterrotte e parole d’affetto: un tesoro preziosissimo, come ha confidato lui stesso poco più di un mese fa intervenendo per un ultimo “Buongiorno”, impareggiabile e da custodire. Don Pierino, come Gesù, metteva i bambini al centro. Lo cogliamo dalle loro parole: Maestra, don Pierino era simpatico, generoso, gentile, ci voleva bene. Gesù, che ha detto Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me, don Pierino lo ha fatto entrare nella sua vita accogliendo i bambini, i ragazzi, i giovani.

Pietro, per tutti Pierino, nasce a Castelfranco Veneto (TV) il 29 giugno 1955 da papà Attilio e mamma Amelia Didonè. In casa ci sono anche un fratello e una sorella. Dopo le scuole dell’obbligo, frequenta l’Istituto Salesiano “E. di Sardagna” per il ginnasio (1969-71). Così lo descrive un suo compagno di cammino: Brillante a scuola, volenteroso nello sport, di carattere aperto e scherzoso, era il vero Pierino delle barzellette. L’incontro con i salesiani lo porta a voler seguire don Bosco. Così scrive nella domanda per il noviziato: Ho vissuto due anni in questa casa di Don Bosco con lo scopo di cercare la via migliore per la mia più completa realizzazione. Ho compreso che l’unica maniera è di amare e di donarsi al prossimo. Scelgo quindi il Cristo, l’unico modello. Pierino vive il noviziato ad Albarè sotto la guida del maestro don Eugenio Baldina. Racconta un novizio di quel tempo: In noviziato non perse il suo modo di fare, pur dovendo contenere la sua esuberanza e impulsività. Seguono gli anni di formazione salesiana. A conferma della sua originalità e del suo comportamento vivace, durante la teologia a Roma, per far risparmiare nel viaggio la comunità che doveva usare più furgoni, si prese la Patente D per guidare un pullman. Nel frattempo presenta la domanda per la professione perpetua nella quale scrive: Chiedo di accompagnarmi con la preghiera perché impari a riconoscere, accettare e amare tutto ciò che Dio vorrà riservarmi nella sua bontà per il resto della mia vita. Ad amare Gesù, a sceglierlo giorno per giorno, a portarlo ai “giovani soprattutto ai più poveri e abbandonati” mi aiuterà Maria, Sua madre. Rientrato in ispettoria, si laurea in Lettere Classiche, viene ordinato sacerdote (24/05/1986) e vive il ministero in varie case salesiane attraverso l’animazione e l’insegnamento.

L’animo di don Pierino era segnato da sentimenti belli, ospitali, gioiosi che incantavano e rivelavano un mondo altro, quello che il Vangelo ci consegna. Possiamo dire che don Pierino era un uomo, un salesiano dalle passioni forti. La passione per l’insegnamento: si era preparato molto bene per offrire ai ragazzi una cultura solida e ampia, che trasmetteva in modo creativo e piacevole, con proprietà di linguaggio. Ovunque, al di là di alcune sfuriate dovute all’impulsività, si è fatto amare e rimpiangere da tanti allievi, professori colleghi e confratelli. In tutti i suoi Buongiorni, in chiesa o in teatro, emanava una fede incrollabile, parlando con devozione di Gesù e di Maria, insistendo sull’importanza della preghiera. La passione per la comunità: sentiva forte il senso di appartenenza, era un confratello di compagnia e dedicava con arte poetica versi e poesie in rima in occasione di compleanni o feste dei confratelli. Inoltre si metteva a disposizione con generosità per accompagnare il confratello ammalato dal medico o per portagli il cibo in camera. La passione della presenza tra i ragazzi: non passava giorno che don Pierino non fosse in cortile o davanti all’ingresso della scuola per salutare i ragazzi che entravano o uscivano oppure nella sala mensa per l’assistenza invitandoli a non sprecare il cibo. E a volte glielo faceva capire in modo deciso! Inoltre ogni venerdì in mensa ricordava ad ognuno: “Domenica

c’è la santa messa, mi raccomando!”. Con i ragazzi era capace di ogni cosa pur di far cogliere la bellezza dello stare insieme. Giungeva fino al punto di vestirsi da Fata Turchina a Carnevale: quella fata era la mattatrice della festa. La passione per le moto: era un modo per lui di divertirsi e di agganciare i giovani, in particolare quelli del settore meccanico. Quando era a Pordenone organizzava dei giri in montagna in moto. Erano una sorta di “motoraduni salesiani”. La passione pastorale: quanta forza attraverso la predicazione di un ritiro, di un Buongiorno, di un’omelia. Raccontava il Vangelo con gusto. Confessava i ragazzi. Molti andavano volentieri da lui perché si sentivano accolti e amati. Don Pierino era appassionato della sua vocazione di consacrato salesiano. Così lo ricordano le Suore Francescane delle Grazie: Con fedeltà alle attese delle giovani, con affermazioni chiare e adeguate al vissuto, ci faceva “abitare” nelle pagine del Vangelo, dove noi stessi diventavamo i personaggi. Creava un tu per tu con Gesù, libero da moralismi, gratuito e attraente, che lasciava pensierosi e che maturava lo spirito. Parlava alle giovani, ma faceva bene anche a noi suore, usando metodi inediti e creativi. Anche Don Pierino ha fatto i conti con la fragilità dei ragazzi, con i loro improvvisi cambi di umore. Dopo qualche espressione di disappunto affiorava la consapevolezza che spettava all’educatore trovare nuove motivazioni e prospettive per ripartire. Disse in un Buongiorno che si può vedere su youtube: Ragazzi, non abbiate paura di fare fatica. Tenete in conto che qualunque esperienza che vi costi fatica vi fa diventare grandi, forti e robusti e capaci di piantare radici profonde nell’amore che Dio ha per noi. Siate allegri, contenti e sereni come vi vuole don Bosco e come desidera Maria Ausiliatrice.

Don Pierino, oltre che nelle case salesiane, ha lavorato in varie parrocchie. Così nel 2016 lo salutò l’amata parrocchia friulana di Fagagna dove andava prima da Udine, poi da Pordenone e infine persino da Belluno: Chi ti ha avuto vicino nel catechismo ha molto apprezzato le qualità umane, le conoscenze teologiche applicate nell’insegnamento, guidando e trasmettendo la fede. I caffè post-dottrina non erano solo relax, ma un momento per fare amicizia tra noi e chiedere un suggerimento. Grazie anche per aver saputo coinvolgerci nelle omelie della domenica: attualizzavi il Vangelo raccontando i fatti che ti avevano inquietato la settimana prima. Vogliamo ricordare che hai rappresentato lo sguardo allegro di Dio. L’Associazione Friulana Donatori di Sangue così lo ringraziò: Ti ringraziamo per i commenti del Vangelo sempre toccanti, coinvolgenti, appassionati, talvolta pungenti al punto giusto tanto da scuotere le nostre coscienze.

Negli ultimi tempi, con lucidità e consapevolezza, ha capito subito la natura del suo male. L’ha accettato con fede e umanità. Si è sforzato di non far pesare a nessuno la sua situazione. La preghiera, e in particolare il rosario e la santa messa, sono stati i suoi compagni in questi ultimi mesi. Ci teneva con tutte le forze che gli erano rimaste. Non dimenticherò mai, racconta il direttore, la Santa Messa che con don Fabio abbiamo celebrato con lui il giorno di Pasqua nel reparto di oncologia. Ha cercato più volte il suo confessore e la guida spirituale per quella parola di conforto necessaria in momenti così delicati per la vita di un uomo.

La vita di don Pierino ci ricorda che i legami di amore che sono stati costruiti sulla terra restano per l’eternità perché la vita non è tolta ma trasformata, grazie alla fede nella Risurrezione di Cristo. Caro don Pierino dal Cielo, insieme con tutti i fratelli e le sorelle che ci hanno preceduto, intercedi presso il Padre le grazie di cui abbiamo bisogno per far cogliere ai giovani la bellezza dell’amore di Dio e la gioia della sua sequela. Così sia.

A cura di don Igino Biffi

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