Don Fulvio Tomelleri (02/02/1938 – 27/12/2023)
Letture del giorno 30 dicembre, ottava di Natale
Don Fulvio ci ha lasciato in una maniera del tutto inattesa e quasi improvvisa.
Il tempo di Avvento, tempo di vigilanza e attesa, è diventato per lui il tempo di preparazione all’incontro personale e definitivo con il suo Signore. Chi gli è stato vicino testimonia quanto quest’incontro, con il passare dei giorni, sia stato preparato e segnato da una grande serenità, dal desiderio di ricevere il santissimo sacramento e che gli fosse impartita la benedizione di Maria Ausiliatrice ad ogni visita.
Il Vangelo e la lettura che abbiamo appena ascoltato ci rimandano a questo incontro e alla salvezza che da esso scaturisce
[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.]
Anna, forgiata dalle prove della vita – vedova da lungo tempo e anziana - e illuminata dalla preghiera assidua, è capace di vedere più lontano, di vedere più in profondità, fino a sentire la promessa che questo bambino rappresenta per tutti:
«si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme»
È questo bambino che ci ha fatto conoscere Colui che è da principio, il Padre; è questo bambino che ci rivela il suo volto e la sua misericordia. È venuto nella nostra carne affinché noi avessimo la vita per mezzo di lui. Così abbiamo sentito nella prima lettura:
Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome.
Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio.
Scrivo a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno. […]
Il mondo passa … ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
Il desiderio della Parola di Dio è che tutti entrino in questa relazione in modo profondo, intimo ed affettuoso perché “Questa è la vita eterna, che conoscano te e colui che tu hai mandato”.
Scrivo a voi figlioli … scrivo a voi giovani… Sono espressioni che sembrano uscite dalla penna e dal cuore di d. Bosco. Tale era il suo affetto e desiderio per i suoi ragazzi: condurli all’incontro con il Signore Gesù e accompagnarli a crescere nell’amicizia con il Signore Gesù, come il bene più prezioso.
Questo, ben presto, diventa anche il desiderio di d. Fulvio, il suo sogno
Nato a Lugagnano - frazione di Sona (VR) - il 2 febbraio 1938 da papà Beniamino e mamma Luigia, Fulvio frequenta in paese il ciclo delle scuole elementari e le prime classi delle medie, che concluderà al Don Bosco di Verona con il successivo corso ginnasiale. Questa esperienza fornisce al giovanissimo Fulvio l’opportunità di incontrare l’ambiente salesiano e di legarvisi decisamente. Nella domanda in cui chiede di entrare in Noviziato Salesiano, a 15 anni, così scrive: “Forte come non mai una voce si è fatta sentire in me, voce dapprima fioca, poi pian piano sempre più forte. Ho sentito tutta l’attrattiva potente di UNA VITA SPESA a salvezza della gioventù ed ho deciso di abbracciare lo stato religioso. Nessuna gioia sarebbe per me più grande di poter coronare questo MIO SOGNO …”.
E così è avvenuto.
Rientrato in Italia, dopo gli studi di teologia e l’ordinazione sacerdotale a Benediktbeuern (Germania), in vista di un suo inserimento nella nascente opera del San Zeno di Verona, dove si stava trasferendo il settore della formazione professionale, gli è chiesto di frequentare a Padova il corso di Laurea in Ingegneria meccanica. Al termine degli studi don Fulvio sarà qui al San Zeno, e in questa casa rimarrà dal 1970 fino alla conclusione dei suoi giorni. Dapprima come insegnante nella Formazione professionale e poi nell’Istituto Tecnico Industriale serale, del quale successivamente diviene preside in un paio di periodi; più tardi sarà incaricato a più riprese degli ex-allievi dell’ITI.
Questa sarà la missione di tutta la sua vita, qui si spenderà con dedizione e realizzerà il sogno della sua giovinezza.
[Dal Bollettino Salesiano di giugno 1979 – Intervista a d. Fulvio Tomelleri]
Don Fulvio Tomelleri mi parla dell'Istituto Tecnico Industriale Serale.
È l'unico serale in città. Chi lo frequenta, per il 99% è gente che lavora. Vanno dai 18 ai 40 anni. Molti sono già sposati. Il clima è quindi estremamente serio e impegnato. C'è gente che viene dalle province di Padova, di Venezia.
Gli dico: «Date il vostro lavoro, la vostra salute. Ma che cosa chiedete a loro? In che cosa li impegnate come Salesiani?»
Risponde: «La prima cosa che abbiamo cercato di creare è un clima di amicizia e di solidarietà. Anche al gruppo di insegnanti esterni abbiamo chiesto di darci una mano a fare della scuola una famiglia.
«I giovani, poi, non li educhiamo certo a fare gli arrampicatori sociali, a collocarsi sulle spalle dei più deboli per salire più in su, ma esigiamo che si aiutino molto fra loro.
«Accanto alla solidarietà, all'amicizia, diamo ed esigiamo una professionalità seria.
«Poi (e lo diciamo esplicitamente, non aggiriamo nessuno) intendiamo offrire a tutti quelli che la vogliono una seria visione cristiana della vita. Ogni mese a gruppi non troppo numerosi, organizziamo incontri con persone qualificate cristianamente: si affrontano i problemi religiosi, i problemi della dottrina sociale cristiana, la conoscenza del Vangelo e della Chiesa.
Dalle testimonianze ricevute mi piace sottolineare alcuni tratti della sua umanità, che ritornano, perché se è vero che attraverso l’umanità di Gesù abbiamo potuto conoscere il volto di Dio Padre, anche la nostra umanità può essere via o meno a tale incontro.
1. La fedeltà e la dedizione al lavoro.
Don Fulvio era un uomo buono, fedele al lavoro che svolgeva con dedizione ma anche con una certa costante preoccupazione derivante dalla volontà di attenersi agli aspetti formali del suo incarico di preside. Talvolta questo lo rendeva un po’ rigido, conservatore.
Gianluca Rossini: Quando ricevetti la proposta di assumere il ruolo di vicepreside dell’Istituto tecnico Don Fulvio ha riposto in me tanta fiducia e mi ha insegnato i “trucchi del mestiere”, la sua passione per la scuola; è stato come un secondo papà che, con amorevolezza e pazienza, desidera tramandare la sua esperienza a chi gli stava accanto quotidianamente
2. L’affabilità
Certi aspetti del suo buon carattere godevano di un tratto che possiamo dire quasi adolescenziale, capaci di immediatezza, sincerità e di entusiasmi che, anche se con una connotazione un po’ansiosa, lo favorivano e gli rendevano facile stabilire buoni rapporti con i collaboratori e con le loro famiglie.
Era socievole, cercava e creava occasioni per famigliarizzare e socializzare. Tutti ricordano i viaggi estivi in comitiva… Era una parentesi, un uscire dalla routine, un incontrarsi in diverso contesto, alla quale teneva molto e alla preparazione della quale dedicava molto del suo tempo libero.
Incontrando don Fulvio ci si imbatteva subito in un viso piuttosto pacioccone e sorridente di una persona un po’ corpulenta ma gioiosa che presto metteva a suo agio gli altri con un modo di fare affabile e un modo originale di porgere le parole intersecate con un dialetto veronese popolare e simpatico.
3. La mitezza
Ti sei guadagnato stima e affetto perché, come don Bosco, hai fatto della mitezza il tuo distintivo.
Hai sempre reagito con mitezza davanti alle avversità quotidiane ... Da persona mite ci hai trasmesso una grande serenità, affabilità, e cordialità. Questa virtù indispensabile nella vita comunitaria ti ha garantito una vita fraterna fatta di rispetto e di dolcezza, ti ha permesso di accorciare le distanze, di andare incontro al prossimo con volto sereno, oltre le apparenze, aprendo i cuori e conquistando le persone, creando fiducia e disponibilità …
Grazie d. Fulvio perché sei stato un buon figlio di don Bosco
Cost. 15 - Mandato ai giovani da Dio che è “tutto carità”, il salesiano è aperto e cordiale, pronto a fare il primo passo e ad accogliere sempre con bontà, rispetto e pazienza.
Il suo affetto è quello di un padre, fratello, amico, capace di creare corrispondenza di amicizia: è l’amorevolezza tanto raccomandata da don Bosco.
[…]
Sono vie che aprono il cuore e lasciano trasparire l’amore previeniente di Dio.
Una preghiera al buon Dio perché ogni nostra comunità, casa, opera possa testimoniare quell'amore che in te don Fulvio si è fatto accoglienza, benevolenza, servizio e amicizia.
Verona San Zeno, 30/12/2023
Don Paolo Pontoni