Oggi, 21 marzo 2025, si è svolto presso la sede ispettoriale di Mestre il terzo incontro di formazione per i neoassunti delle opere salesiane del Triveneto. Un appuntamento che ha visto la partecipazione di circa 60 educatori e docenti provenienti da diverse realtà della regione, tutti accomunati dal desiderio di approfondire il loro ruolo all’interno della missione salesiana. A guidarli in questa giornata di riflessione e confronto è stato don Emanuele Zof, delegato di Pastorale Giovanile, che ha introdotto il tema centrale dell’incontro: l’accompagnamento dei giovani, declinato nelle sue tre dimensioni – di ambiente, di gruppo e personale – e il loro legame con le dimensioni pastorali del Progetto Educativo Pastorale Salesiano (PEPS).
La giornata si è aperta con un momento di accoglienza e preghiera, seguito da un breve riepilogo dei temi affrontati nei precedenti incontri. Si è parlato di Don Bosco e del suo Sistema Preventivo, del carisma salesiano e dell’importanza della pedagogia e dell’animazione pastorale all’interno delle opere. A partire da questi presupposti, è stato introdotto il tema del giorno, evidenziando come il PEPS sia il riferimento fondamentale per ogni attività educativa salesiana. In esso, infatti, vengono delineate le dimensioni pastorali che orientano l’azione educativa, sempre con l’obiettivo di accompagnare i giovani a vivere in pienezza tutte le dimensioni della loro vita.
L’accompagnamento è stato quindi analizzato nei suoi tre ambiti principali. In un primo momento, i partecipanti hanno avuto modo di confrontarsi tra loro, condividendo le proprie esperienze e riflessioni su come stanno vivendo lo stile educativo salesiano nel loro lavoro. Questo momento di scambio ha permesso a ciascuno di riconoscersi in un cammino comune, fatto di sfide, successi e responsabilità educative.
Successivamente, don Luca Bernardello ha approfondito il tema dell’accompagnamento a partire dall’esperienza di Don Bosco, attraverso alcuni passaggi del testo Buona stoffa. È emerso come Don Bosco vivesse l’educazione come una relazione costante e quotidiana con i giovani: non solo attraverso incontri formali, ma nei momenti ordinari della giornata, nel cortile, durante la ricreazione, nella confessione o prima del riposo serale. Bastava uno sguardo, una parola, una stretta di mano per far sentire ogni ragazzo riconosciuto e accolto. Don Bosco sapeva “stare in mezzo” ai giovani, senza perdere di vista nessuno, con un atteggiamento di fiducia e dolcezza che sapeva incoraggiare e orientare alla crescita personale e spirituale.
Un’immagine particolarmente evocativa, ripresa durante l’incontro, è stata quella del sarto e della stoffa. “Io sono la stoffa, lei ne sia il sarto” è un’espressione che richiama il compito dell’educatore: colui che, con pazienza e maestria, aiuta ogni giovane a dare forma al proprio futuro, senza imporre un modello preconfezionato, ma rispettando l’unicità di ciascuno. La comunità educativa è il laboratorio dove le stoffe – i giovani – e i sarti – gli educatori – si incontrano e si aiutano reciprocamente a crescere. E proprio come Don Bosco non ha mai smesso di farsi accompagnare a sua volta, anche chi educa è chiamato a lasciarsi guidare nella propria formazione.
La giornata è proseguita con un’attività attività a stand, con l'ausilio di suor Paola Vendrame, don Paolo Pontoni, don Emanuele Zof e don Luca Bernardelloin cui i partecipanti hanno approfondito le dimensioni pastorali e il loro impatto sulle diverse forme di accompagnamento. Infine, nel pomeriggio, un laboratorio ha permesso di riflettere concretamente su come declinare l’accompagnamento nei tre ambiti – ambiente, gruppo e singolo – all’interno della propria realtà educativa.
L’incontro ha rappresentato un’importante occasione di crescita per i neoassunti delle opere salesiane del Triveneto, un’opportunità per sentirsi parte di una grande missione educativa e per rafforzare il proprio impegno nell’accompagnare i giovani, con lo stile e il cuore di Don Bosco.