(ANS – Roma) – Si è concluso, presso l'Istituto “San Tarcisio” di Roma, il “Corso Formatori”, ovvero un incontro delle équipe delle diverse fasi formative di Italia e Medio Oriente, dal Prenoviziato alla Formazione Specifica. Presenti, inoltre, i Direttori dei tirocinanti (tra cui diversi direttori e confratelli della nostra ispettoria INE).
L’evento ha riunito circa 40 partecipanti dalle Case di formazione salesiane d'Italia e di Gerusalemme, con la significativa presenza di tre Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA). L'incontro, svoltosi tra il 27 e il 30 giugno, ha offerto un'opportunità unica per riflettere e approfondire i temi centrali della formazione e dell'identità della vita consacrata oggi, in un contesto di profonda evoluzione culturale ed ecclesiale.
L'evento ha avuto come obiettivi principali l'incontro tra le diverse fasi formative che accompagnano i giovani confratelli, l'ascolto della realtà in un'ottica di discernimento nello Spirito e la capacità di rispondere ai segni dei tempi.
Il programma del corso ha visto l'alternarsi di autorevoli relatori che hanno proposto prospettive e spunti di riflessione fondamentali per una "Vita Consacrata rinnovata".
Mons. Paolo Martinelli, Vicario Apostolico dell'Arabia Meridionale, ha aperto i lavori del sabato, 28 giugno, con una profonda meditazione sull'importanza irrinunciabile dell'accompagnamento nella vita consacrata. Ha sottolineato che la vocazione, e in particolare quella alla vita consacrata, non è una realtà individuale, bensì un evento in cui il Dio di Gesù Cristo irrompe nell'esistenza. Di conseguenza, essa è intrinsecamente bisognosa di essere segnata da una “compagnia”, evidenziando che l'accompagnamento esprime la natura stessa della vita consacrata come vocazione a seguire Cristo, ad appartenergli per il servizio della missione ecclesiale.
Il Consigliere Generale per la Formazione, don Silvio Roggia, ha consegnato i passi su cui ripensarsi:
La domenica, 29 giugno, è stata dedicata alla riflessione su "Quale Vita Consacrata e quale Formazione Salesiana oggi?", guidata da don Carlo Maria Zanotti. Quest’ultimo ha iniziato affermando che riflettere sulla formazione è sempre un'occasione per ritornare al fondamento della propria chiamata: un "seguire, ogni giorno Gesù", nella fedeltà e corresponsabilità fraterna. Un elemento chiave della sua proposta è l'"interiorità formativa", intesa come quel "risultato" in divenire della formazione integrale, che permette di crescere nella maturità interiore e nella carità autentica. Questa interiorità assicura la continuità formativa e la coerenza tra formazione, missione e istituto. La crisi attuale della vita consacrata non è tanto dovuta alle fatiche storiche, quanto a una crisi di identità, e la formazione deve lavorare in profondità per custodire lo stupore della chiamata e la conformazione a Cristo.
Don Zanotti ha sottolineato che la vita consacrata non è icona di un "di più", ma di un "già": è memoria evangelica e urgenza profetica, un "fermento evangelico" che non è negoziabile. La sua generatività non deriva dalla moltiplicazione delle attività, ma dalla qualità dell'annuncio evangelico.
Quindi la formazione è un "cammino costante, incessante e perseverante" che dura tutta la vita, definita dall'intensità piuttosto che dalla mera estensione temporale. Ha enfatizzato l'importanza del quotidiano come luogo di formazione, dove si coltiva la vita spirituale attraverso la Parola di Dio e l'Eucaristia, considerate le forme più efficaci di formazione permanente.
La domenica pomeriggio, nella festa dei Santi Pietro e Paolo, è stata segnata dal pellegrinaggio giubilare e il passaggio della Porta Santa a San Paolo Fuori le mura.
Il lunedì, 30 giugno, ha visto la partecipazione dei coniugi Nicola Ingegnere e Marta Panella, che hanno presentato il loro contributo, delineando "5 positività" e "5 criticità".
Punti di Forza dell'Esperienza Salesiana (percepiti da loro):
Generatività: La vicinanza con giovani che si interrogano sulla loro vocazione stimola il discernimento anche negli altri, e le amicizie nate in questo contesto sono durature e significative.
Connessione / Interscambio: Il confronto tra giovani in formazione e le famiglie (come la loro) è prezioso, aiutando i formandi a percepire meno il distacco dalla loro esperienza familiare precedente.
Presenza: La presenza viva dei religiosi (Salesiani o Figlie di Maria Ausiliatrice) nelle opere è fondamentale perché "richiama al trascendente" e offre una testimonianza del "dono totale", essenziale soprattutto per i giovani in discernimento.
Progettualità: L'importanza della programmazione e della prospettiva futura nelle opere salesiane ha ispirato la loro famiglia a vivere con obiettivi, arrivando a scrivere un "progetto familiare" annuale e ad applicare il Sistema Preventivo di Don Bosco, inclusa la pratica della "buonanotte".
Comunità: Il valore della vita comunitaria, come la "giornata comunitaria", è cruciale per ritrovarsi, pregare insieme e rafforzare le relazioni, sia per le famiglie che per i giovani in formazione.
Criticità (percepite da loro) dell'Esperienza Salesiana
Attivismo: La troppa attività e la scarsità di risorse rischiano di far perdere il focus sulla cura della persona e sull'interiorizzazione dei percorsi spirituali, portando i giovani a sentirsi a volte solo "operatori sociali".
Complicità: La tendenza dei consacrati a cercare "complicità familiare" con i laici quando mancano punti di contatto con i confratelli può indebolire la comunità religiosa, manifestandosi in silenzi o chiacchiere che i giovani in formazione percepiscono.
Perdono: La difficoltà di vivere il perdono e la riconciliazione all'interno delle comunità religiose, a differenza delle famiglie dove la convivenza spinge a superare gli attriti. Questo può incancrenire i rapporti e disorientare i giovani.
Diversità: La scarsa capacità di accogliere le diversità individuali di ritmo e carattere all'interno delle comunità può far sentire i formandi inadeguati o "meno salesiani", se non riescono a conformarsi a uno standard.
Corresponsabilità (come criticità): Nonostante sia un punto di forza, la criticità emerge nella divisione delle responsabilità tra consacrati e laici, con i giovani Salesiani che notano le scelte degli adulti e a volte desidererebbero un coinvolgimento pastorale più diretto, sentendosi magari di non fare ciò per cui sono entrati in formazione.
Riflessioni Conclusive e Interventi:
Hanno concluso sottolineando la complementarità tra vocazione matrimoniale e religiosa come via per accompagnare i giovani verso la santità, vista come un percorso individuale ma anche "di coppia" ("convocazione").
In sintesi, il Corso Formatori ha messo in luce l'importanza di una formazione profonda e unitaria che non si limita alle fasi iniziali ma abbraccia l'intera esistenza del consacrato. Questo percorso mira a una configurazione a Cristo che sia intrinsecamente umanizzante e capace di affrontare le sfide della postmodernità con autenticità.
L'obiettivo ultimo di tale accompagnamento formativo è che il consacrato diventi adulto nella fede e nella vocazione, un testimone generativo, padre e madre spirituale per la Chiesa e il mondo. La vita consacrata, con la sua testimonianza di gioia, dono gratuito, fraternità evangelica e profezia, è chiamata a mostrare che la "questione di Dio" è in realtà la vera "questione dell'uomo".