Chi siamo?
“La sera del 26 gennaio 1854 ci radunammo nella stanza del Sig. D. Bosco; Esso Don Bosco, Rocchietti, Artiglia, Cagliero e Rua; e ci venne proposto di fare con l’aiuto del Signore e di S. Francesco di Sales una prova di esercizio pratico della carità verso il prossimo, per venirne poi ad una promessa, e quindi se parrà possibile e conveniente di farne un voto al Signore. Da tal sera fu posto il nome di Salesiani a coloro che si proposero e si proporranno tale esercizio”.
Carissimi tutti,
apro questo Focus di PG con questa citazione, tratta dal taccuino su cui il giovane Michele Rua riporta quanto avvenuto la sera del 26 gennaio 1854 nella camera di don Bosco. Quella sera di 170 anni fa, 4 giovani decisero di fare una prova di esercizio pratico della carità verso il prossimo. Quella sera nacquero i salesiani.
Seguendo il percorso tracciato finora, di approfondimento delle tematiche che hanno guidato il Capitolo Ispettoriale 7, questo mese trattiamo il terzo tema che parla della “cura dell’identità religiosa e cristiana”. La domanda nasce spontanea, dunque: ci prendiamo cura della nostra identità cristiana e salesiana? Come? Prendersi cura dell’identità significa anzitutto conoscere cosa significa essere cristiani e salesiani. Chi siamo? Ecco qua la domanda che da il titolo al Focus di Febbraio.
Solitamente quando conosciamo qualcuno o ci presentiamo a qualcuno, siamo soliti dire nome, cognome, età, da dove veniamo, che scuola facciamo, magari anche che squadra tifiamo, ma raramente accenniamo alla nostra identità cristiana. “Ciao, sono Emanuele. E sono cristiano”. Quante volte vi è capitato di dirlo? Forse lo diamo per scontato, forse non riteniamo possa essere una informazione interessante dirci cristiani. Di fatto la realtà è che raramente lo esplicitiamo, anzi - alcune volte ce ne guardiamo bene dal farlo conoscere agli altri.
Sulla rivista de La Civiltà Cattolica, ho letto pochi mesi fa un articolo dal titolo: “Cristiano: il bel nome che voi portate” dove l’autore approfondisce il momento in cui per la prima volta i seguaci di Gesù vennero chiamati cristiani. “Il fatto che […] i discepoli di Gesù vengano chiamati “cristiani” è un evento di grande rilievo nella storia e uno snodo cruciale nella formazione dell’identità della prima Chiesa: non solo perché il nome è segno chiaro e definitivo di una esistenza, ma anche perché è mediante il nome che un individuo, o un gruppo sociale, prende coscienza del proprio esistere, si distingue dagli altri e matura la propria identità”.
L’autore, studiando attentamente le Scritture, fa notare che il nome non è stato scelto direttamente dai discepoli, ma è stato attribuito da altri che riconoscevano in loro, per il loro modo di vivere, un’esistenza diversa (anche in toni dispregiativi). E che indica non solo l’appartenenza a Cristo, ma appunto il vivere come lui: “i cristiani non sono semplici discepoli di Cristo, ma sono i suoi servitori, sono quelli di Cristo, fieri di lui, che accettano la sua dottrina, che imitano i suoi esempi, che si affidano al suo aiuto, gli appartengono corpo e anima e sono assimilati alla sua persona, risoluti anche a morire per lui, come vivono con lui”. I primi martiri non avevano paura di dirsi cristiani: la giovane schiava Blandina, appartenente alla schiera dei martiri di Lione, dopo aver stancato i carnefici che l’avevano sottoposta a ogni genere di supplizi, esclama: “Io sono cristiana. Non faccio nulla di male”.
In questi tempi non mi sembra né ovvio né scontato, affermare che - per prenderci cura della nostra identità cristiana e salesiana - dobbiamo tornare alle origini, per ricordarci chi siamo e a chi apparteniamo. Siamo cristiani (di Cristo). Siamo salesiani (di don Bosco). Ecco i nostri modelli. Prenderci cura della nostra identità significa dunque non solo “conoscere” don Bosco e Gesù Cristo, ma anche agire come loro. Don Bosco, che noi più facilmente seguiamo e sentiamo vicino, non fece altro che cercare di vivere come Gesù.
Nelle Costituzioni salesiane (che sono la carta di identità dei consacrati) troviamo una sezione dedicata allo “Spirito Salesiano” in cui i primi tre articoli si rifanno all’importanza del legame con Cristo, per arrivare poi a descrivere alcuni tratti che contraddistinguono i salesiani (che estendiamo quindi a tutti coloro che si riconoscono nel carisma salesiano, non solo i religiosi).
Al centro dello spirito salesiano, che trova spazio dentro di noi, vi è la carità pastorale (quell’esercizio pratico di carità che diceva Michele Rua nella citazione sopra) che è “uno slancio apostolico che ci fa cercare le anime e servire solo Dio” (art.10). Questo spirito, poi, ha il suo modello e la sua sorgente nel cuore stesso di Cristo (art.11). Il “salesiano” coltiva inoltre l’unione con Dio, diventando contemplativo nell’azione mediante una preghiera continua (cfr. Art. 12).
Già solo leggendo questi frammenti dei tre articoli sarebbe da chiedersi se curiamo questi elementi: carità, preghiera, comunione ecclesiale. Poi gli articoli proseguono dando pennellate sulle caratteristiche del salesiano: la predilezione per i giovani specialmente i più poveri e discoli (art.14): l’essere amorevoli (art.15); coltivare uno spirito di famiglia (art. 16); essere ottimisti e allegri (art.17); lavoratori e temperanti (art. 18); creativi e flessibili (art. 19)...
Detto tutto questo rimane la domanda, forse anche più personale e provocante: “io, chi sono?” Forse faccio fatica a vivere in pienezza il mio essere cristiano e salesiano, ma se ogni giorno mi sforzo di fare un passo, assieme ai fratelli, per crescere in uno di questi aspetti, un po’ alla volta raggiungiamo, come un corpo solo, la piena maturità in Cristo (cfr. Ef 4,13).
don Emanuele Zof
DELEGATO PG - INE