Carissimi tutti,
confratelli salesiani e laici impegnati nei consigli delle CEP e nelle Equipe di PG nelle nostre opere salesiane del Triveneto.
Eccoci entrati nel mese di dicembre che ci prepara a vivere al meglio il mistero luminoso del Natale. Dopo aver riflettuto sul tema dell’identità (il focus del mese scorso, dal titolo: “Figli?”), questo mese iniziamo un nuovo cammino sul nucleo del P.O.I. che si concentra sul tema della Missione. Un percorso che ci accompagnerà nei prossimi mesi, approfondendo tre aspetti fondamentali: la sfida vocazionale (gennaio), l’evangelizzazione con particolare riferimento al primo annuncio (febbraio) e l’attenzione ai poveri (marzo).
La missione è il cuore pulsante del carisma salesiano: vivere e lavorare affinché ogni giovane possa scoprire la bellezza dell’amore di Dio. Ma prima di essere un’attività da svolgere, la missione è una dimensione da vivere. Questo ci viene ricordato dall’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, che sottolinea come la Chiesa esista per evangelizzare, e dall’Evangelii Gaudium di Papa Francesco, che invita ogni cristiano a essere discepolo-missionario, trasformando il mondo a partire dall’incontro con Cristo.
Ma possiamo evangelizzare senza prima essere evangelizzati? Possiamo parlare di vocazione senza aver compreso la nostra? Possiamo incontrare i poveri senza riconoscerci a nostra volta poveri?
Come formatori, educatori e insegnanti, il nostro primo campo missionario è la nostra vita personale e comunitaria. Tre sono gli inviti che desidero farvi:
1. Riscoprire la propria vocazione
La vocazione non è solo un “evento” del passato, ma un cammino quotidiano. Rileggiamo la nostra storia con gli occhi della fede, ripercorriamo i momenti in cui abbiamo sentito la chiamata a fare qualcosa per gli altri, e lasciamo che questa chiamata si rinnovi. Un esempio pratico potrebbe essere quello di dedicare del tempo, anche come equipe, a un momento di condivisione vocazionale: perché siamo qui? Cosa ci spinge ogni giorno a incontrare i ragazzi, a fare quello che facciamo?
2. Essere evangelizzati per evangelizzare
L’evangelizzazione non si limita a ciò che diciamo, ma soprattutto a ciò che siamo. Siamo testimoni credibili del Vangelo? Trasmettiamo la Gioia della vita vissuta nella fede, pur nelle difficoltà di ogni giorno? Forse possiamo iniziare da piccole cose: la coerenza nelle parole e nelle azioni, l’essere persone di speranza, la capacità di affrontare le difficoltà con spirito evangelico. Papa Francesco ci invita a vivere la gioia del Vangelo: possiamo trasmetterla solo se la viviamo in prima persona.
3. Riconoscere la nostra povertà
Prima di essere chiamati a incontrare i poveri, dobbiamo riconoscerci poveri davanti a Dio: fragili, bisognosi, imperfetti. Solo così potremo essere autentici nel nostro servizio. Un suggerimento pratico potrebbe essere quello di riscoprire il sacramento della riconciliazione come Comunità Educativo Pastorale, lasciando che Dio ci ricolmi della sua misericordia.
Nel cuore dell’Avvento, siamo invitati a volgere lo sguardo al mistero del Natale, l’evento dell’Incarnazione. “Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi” (Gv 1,14). Questo mistero è il punto di partenza e il modello di ogni missione: Dio non è rimasto distante, ma ha scelto di entrare nella nostra storia, di farsi vicino, povero, fragile. È nella mangiatoia di Betlemme che scopriamo il cuore della missione: un Dio che si fa piccolo per incontrare ogni uomo e ogni donna, partendo dagli ultimi, dai poveri, dai più bisognosi.
Contemplando il presepe, possiamo rileggere i tre aspetti della missione che ci guideranno nei prossimi mesi:
1. Vocazione: Maria e Giuseppe ci ricordano che ogni vocazione è una risposta fiduciosa a un progetto più grande. Anche nei momenti di incertezza o paura, il “sì” di Maria e l’obbedienza di Giuseppe sono per noi modelli di come accogliere e vivere la chiamata di Dio. Come accogliamo la chiamata divina in noi?
2. Evangelizzazione: i pastori sono i primi destinatari dell’annuncio della nascita di Gesù. Questo ci ricorda che il primo annuncio è rivolto ai cuori semplici, a chi ha bisogno di speranza e gioia. E noi non siamo bisognosi di questa notizia? Una volta raggiunti da essa, come gli angeli, siamo chiamati a portare questa lieta notizia: «Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia!» (Lc 2,10).
3. Attenzione ai poveri: il presepe è il simbolo della semplicità e della povertà. Gesù nasce in una stalla, tra gli ultimi, per ricordarci che Dio si fa presente proprio dove ci sono fragilità e necessità. Anche noi, come educatori, siamo chiamati a riconoscere i “presepi” moderni: le situazioni di difficoltà dei ragazzi, delle loro famiglie, delle comunità.
Il titolo di questo Focus è “Verso chi”?. Quando sentiamo parlare di missione immediatamente ci viene in mente qualcuno da raggiungere, verso cui andare... La provocazione di questo mese chiede una conversione, cominciare anzitutto a comprendere che Dio si è incarnato per raggiungere noi stessi, che primi destinatari della missione e dell’amore di Dio siamo noi e solamente dopo - a nostra volta - potremo andare verso gli altri, pieni della Sua Luce. Buon Natale.
don Emanuele Zof
DELEGATO PG - INE