Il 16 e 17 luglio 2025 si sono ritrovati a Monteortone (PD) i Consigli delle Comunità Educativo-Pastorali delle Scuole e dei Centri di Formazione Professionale dell’Ispettoria Salesiana "San Marco" per due intense giornate di formazione, confronto e crescita condivisa. Un appuntamento ormai atteso, che quest’anno ha saputo rinnovarsi nella forma e nel cuore, grazie a un clima di vera fraternità e corresponsabilità diffusa.
Fin dal welcome coffee del mercoledì mattina, si è respirato un clima di famiglia: direttori, presidi, docenti, coordinatori pastorali, religiosi e laici si sono ritrovati con il desiderio autentico di condividere sogni, fatiche, domande e visioni per il futuro delle nostre opere. Nessuno spettatore, nessun escluso: tutti chiamati a dare il proprio contributo, a partire dalla propria esperienza e dal proprio ruolo.
Il percorso formativo è stato scandito da interventi di grande spessore:
Ha toccato con realismo e delicatezza il tema della violenza, spesso silenziosa ma presente nelle relazioni educative. Partendo dalla figura biblica di Caino, ha proposto un nuovo modo di ascoltare la sofferenza dei ragazzi, di accogliere il limite dell’altro come occasione di crescita, e di favorire un dialogo autentico capace di disinnescare le dinamiche distruttive. Ha ricordato, con lo stile di Don Bosco, che il primo passo è l’amicizia gratuita, che sa vedere oltre l’errore e oltre le apparenze.
Ha offerto una visione profonda dell’azione salesiana, ancorata a una spiritualità vissuta nella carne della storia e incarnata nella CEP. Ha richiamato la necessità di superare la frammentazione tra didattica, pastorale ed economia, proponendo una "grazia di unità" che permette di vivere l’educazione come missione integrata. Ha anche sottolineato l'importanza dell'esercizio dell'apprendimento come "palestra della vita", valorizzando la fatica dei ragazzi e il ruolo dell’educatore come compagno di strada nella costruzione del proprio futuro.
Ha lanciato una sfida coraggiosa: ripensare il talento non come prestazione, ma come desiderio profondo di senso. Ha presentato il Sistema Preventivo come “sistema operativo open source per la crescita umana”, capace di resistere alla logica performativa e standardizzata della scuola industriale. Ragione, Religione e Amorevolezza diventano così tre "protocolli" per una scuola che accompagna, solleva e orienta, anche nelle sfide dell’identità di genere, dell’educazione affettiva e del cortile digitale.
Le sessioni di lavoro sono state pensate in modo dinamico e partecipativo: tavoli misti per stimolare il confronto tra esperienze diverse, e gruppi per opere per radicare le riflessioni nella concretezza dei contesti. In particolare, uno spazio significativo è stato dedicato alla riflessione sul POI (Progetto Organico Ispettoriale): ogni gruppo ha contribuito alla sezione sul “coinvolgimento dei laici”, offrendo intuizioni e proposte concrete che verranno raccolte nel documento finale. Un vero esercizio di corresponsabilità pastorale.
Non sono mancati i momenti di preghiera: le celebrazioni eucaristiche, sobrie e partecipate, hanno ricordato che la vera unità nasce dall’Eucaristia e si alimenta nella Parola. E la serata libera del mercoledì ha permesso relazioni semplici e sincere: sorrisi, racconti, passeggiate, risate. Piccoli gesti che rendono vera una comunità.
Le giornate si sono concluse con uno sguardo rivolto al futuro: non solo conclusioni operative, ma anche un rinnovato desiderio di essere “programmatori di futuro”, come ci ha provocato don Teston, riscrivendo ogni giorno – con fedeltà e creatività – il codice sorgente del carisma di Don Bosco nelle nostre scuole e nei nostri CFP.
Monteortone 2025 non è stato un semplice incontro formativo, ma una profonda esperienza di Chiesa in uscita, incarnata nel quotidiano dell’educazione. Una comunità che sogna insieme, cammina insieme, e insieme si prende cura delle nuove generazioni.